venerdì 22 marzo 2019

Tripletta di canali sulla nord del Corno alle Scale

C'è la luna piena nella sua fase calante. C'è l'allenamento del giovedì sera a Marano. C'è la voglia di staccare un po' la spina dal lavoro (settimana cospicua). C'è l'eventualità di perlustrare una zona papabile per l'uscita del Corso AG1 2019 del CAI di Carpi per domani. Unisci questi puntini e cosa viene fuori? Una bella infrasettimanale in solitaria a zonzo per la parete nord del Corno alle Scale!
Il giovedì sera è dedicato agli allenamenti trail, e così già mi trovo quasi a metà strada per arrivare al Rifugio Cavone. Trail, doccia, cena al sacco veloce, e finalmente alle 23:30 posso infilarmi nel mio caldo sacco a pelo in macchina a quota 1450 circa: la sveglia è però per le 3:30. In realtà era per le 3:00, ma tra una voltata di gallone e l'altra si fanno le 3:30 facili. Scarna colazione con un thermos che ha fatto quello che poteva per mantenere il tè sulla soglia del non freddo e i biscotti per carburare. Finalmente un avvicinamento a lume di frontale.
Salgo il bosco senza voler andare troppo veloce, meglio prendersela con calma e non sudare fin da subito. Finiti gli alberi e finiti i ponticelli sul ruscello, la Valle del Silenzio è meno illuminata dalla luna di quello che sperassi: la nord del Corno alle Scale è cupa. L'assenza di ogni tipo di rumore o luce artificiale la fa da padrone e rende lo scenario magico sia per l'udito che per la vista. Andiamo a vedere cosa dice il tatto..
Seguo la traccia, che poi si divide in tre: con questa debole frontale non posso avere la speranza di capire quale sia quella che conduce agli attacchi, e allora vado un po' a usta. Finisco così per ritrovarmi su quella che porta al terzo canale (secondo la numerazione modenese e secondo lo schizzo di questa guida). Questo però è anche il più difficile, e non vorrei esagerare, o almeno non fin dall'inizio. Con la poca luce naturale che c'è, attraverso nettamente verso destra per portarmi dentro il primo di canale.
La neve si dimostra già molto variabile, oscillando tra accumuli di neve ventata di 40 cm e spessori esigui di neve completamente trasformata da vento e freddo, e quindi durissima. Nella prima restano traccioni autostradali, nella seconda quasi sembra di non essere neanche passati: solo le punte dei ramponi lasciano qualche puntino.
Seguendo le tracce di chi mi ha preceduto (e non sono mica scemo, perché dovrei farne una nuova e faticare come un matto?! Per far fatica, ci sarà tempo), inizio la veloce risalita di questo bel pendio nevoso che poi finisce a strozzarsi in mezzo delle pareti rocciose per poi riaprirsi a ventaglio verso l'uscita. E nel mentre comincia ad albeggiare: l'orizzonte si tinge lentamente di arancione. Mi commuovo osservando una zona di ghiaccio alla mia destra.
Coi polpacci che fischiettano, in breve mi trovo all'uscita del canale, su ampi spazi di neve misto erba, nei quali è chiaro che la neve è davvero poca. Direi sia un'ottima idea proseguire fino alla croce di vetta per poter osservare l'uscita degli altri canali e verificare che non siano scoperte: se lo fossero meglio non attaccare neanche i canali e tornare dritto verso casa, magari a dormire in un letto un po' più comodo.
E invece tutte le uscite presentano un manto bianco continuo, dall'apparenza anche in buone condizioni. Solo più ripido di quello che dovrebbe essere normalmente. Dai che allora.. Quasi quasi.. ci potrebbe stare fare un altro canale. Intanto pensiamo a raggiungere l'enorme croce di vetta. Alla quale arrivo in concomitanza allo spuntare della palla di fuoco.
So che probabilmente guarderò di nuovo questa cima tra poche ore, quindi non mi ci soffermo più di tanto. Anche perché tra vento e il sole che inizia debolmente a scaldare, l'ultimo ghiaccio incrostato sulla croce metallica sta cadendo inesorabilmente, e farsi investire da questi pezzi non sarebbe cosa saggia e giusta.
Quindi giù per la cresta est, verso nuove avventure, osservando le cime dell'Appennino Tosco-Emiliano che iniziano a illuminarsi: la poca neve che c'è si tinge di rosa, poi di arancione e infine torna col suo colore bianco originale. Neve che scarseggia abbastanza su questo tratto, e i ramponi vanno mordere mirtillaie ed erba.
Come sul versante salito, anche la discesa dal Passo della Porticciola presenta una spanna di neve soffice appoggiata su uno strato di neve cemento, tutto in traverso e tutto in discesa: è un settore dove meglio prestare attenzione. E intanto la parete Nord riappare i miei occhi, non più buia e cupa ma lentamente sempre più accesa e vispa.
Altro giro altro regalo, torno sulla traccia pestata precedentemente e devio poi direttamente a sinistra per andare in bocca al quarto canale, quello che conduce quasi alla croce di vetta. Inizialmente pendii appoggiati, occorre spostarsi per cercare la neve migliore posta su quei tratti pelati dal vento e che presentano la neve vecchia affiorante e non nascosta da quella poca nuova che ha fatto e ha accumulato.
Tra mille foto e tanto divertimento, osservo anche quali siano le possibilità di proteggersi in vista dell'uscita del corso di domani: intanto ho almeno avuto la conferma che possiamo benissimo venire qui, che nonostante questo inverno avaro, nei canali della della Nord Corno alle Scale qualcosa si riesce a fare.
Zampetta zampetta, la salita si fa man mano più ripida. Alla mia destra si staccano pure delle varianti di uscita che sembrano divertenti e impegnative, ma essendo da solo meglio non sfidare l'ignoto e proseguire per l'uscita classica. Anche perché noto essere già al sole e chissà che qualità di neve..
Raggiungo i cavi metallici che tengono insieme la montagna e sono quindi in prossimità dell'uscita, che si drizza notevolmente, ma che consente ancora di farmi salire: non è necessario che faccia il gambero per tornare giù, posso proseguire facendo l' ominide che va su.
Convinte spicozzate in piolet traction, ma in velocità e con movimento simultaneo di braccio e piede opposto, e sono di nuovo in vista della croce di Punta Sofia: essendo già qua perché non proseguire e ritornare da essa? Di nuovo in cima, e due.
Stessa discesa di prima, modalità criceto on, col dubbio se salire un altro canale o accontentarmi e andare a casa. Avrei pure delle commissioni da fare e sarebbe cosa buona e giusta approfittarne finché sono libero. Ma quando torno a vedere la parete, è in virtù anche dell'orario abbastanza presto, non resisto e riparto all'attacco.
Sapendo che il terzo è il più difficile, e avendone visto l'uscita che mi sembra bella dritta, lo lascio stare e parto per il secondo. Che non è che sia proprio marcato come canale, lascia abbastanza libera interpretazione alla salita nella parte centrale. Meglio così, perché devo cercare la neve migliore.
Stando bene sempre ben vicino alle rocce, riparato da eventuali scariche e evitando possibili pendii aperti che possono scivolare giù, una volta sulle punte dei ramponi inizio anche a sentire bene i polpacci fischiare. Direi che oggi ci stiamo dando dentro bene!
La parte finale è un catino piuttosto ampio, ma visto che tre quarti prendono già il sole la scelta del percorso da seguire per l'uscita non è così libera (almeno nella mia mente dove domina lo spirito conservativo), e scappo tutto verso sinistra per stare all'ombra. Pendenza che si impenna maggiormente verso l'uscita, piccozze e ramponi che gioiscono emettendo quel suono "quick quick" che a noi alpinisti piace tanto.
Tripletta, fuori per la terza volta da un canale della nord del Corno alle Scale: guardo la croce ben più lontana di prima, e la snobbo per scendere che tanto ci sono già stato due volte oggi. Avrei ancora la tentazione di fare il quarto canale, di fare il poker, di compiere quel progetto che avevo in mente da qualche anno. Però dai, mi accontento. Il terzo lo farò domani con il corso, e il poker in giornata lo tengo per venire a farlo con altri due amici che lo avevano in progetto anche loro.
Terza volta che valico il Passo della Porticciola, ad attendermi a quello che sarà per me è l'ingresso del bosco e che per lui è stata l'uscita dal bosco, c'è un uomo del soccorso alpino col quale scambio qualche chiacchiera: quando mi dice che sta salendo perché a breve partirà un'esercitazione che coinvolgerà anche l'elicottero e parecchi uomini del SAER, scheggio giù che è meglio che mandi un messaggio alla morosa prima che veda questa scena nelle webcam e pensi che stanno soccorrendo me!
Gran bella giornata, 5 ore per salire 3 canali, aver esplorato e tracciato i percorsi per i ragazzi di domani. Well done, Peccato solo esserci persi un cabaret di paste al lavoro. Ma sai che c'è? Adesso me ne vado a fare una al bar!

Qui altre foto.
Qui report.
Qui la guida.

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