sabato 31 gennaio 2015

Giornata piena e appagante: Cascata Madre, Valorz

“Finalmente una cascata con la C maiuscola”, an’vedi sto str..zo come mi sbeffeggia! Mentre io sono via, gli “amici” Nicola, Gianluca e Paolo se ne vanno a fare la Madre al Valorz, questi bas..di (e sanno bene che questi termini sono ironici, ma fatemi dare un po’ di pepe!). Messo giù il telefono con loro, mentre passeggio aspettando la cena, sai che c’è? Che sabato prossimo ci vado anche io!
Ricky, sabato andiamo a fare la Madre in Val di Rabbi?” “ok va bene”, ottimo! Una cascata bramata e il compagno di tante avventure che finalmente si rifà vivo per qualcosa di tecnico, la giornata promette bene. Meteo, innevamento (valanghe..) e temperature sembrano buone, le difficoltà dovrebbe ro essere alla nostra portata, e la ripetizione degli “amici bastardi” conforta sulla percorribilità dell’itinerario. C’è solo da andare..
I “bas...di” si fanno perdonare con qualche bel disegno con indicate le loro soste e quelle di calata, informazioni che alla fine non ci serviranno visto che parcheggeremo da un’altra parte, seguiremo una linea nostra e scenderemo per sentiero, ma lo sforzo è apprezzato. Veniamo a noi..
Ore 2:45 ritrovo, vogliamo arrivare presto per essere i primi ed evitare l’affollamento di eventuali corsi. Non parcheggiamo a San Bernardo, ma proseguiamo per cercare la strada che sale fino alla Malga Valorz, tentiamo salire un po’ ma neve e ghiaccio ci fanno desistere: una spintarella alla macchina e risaliamo parcheggiando di fianco allo stradone. Preparati a dovere (scarsa colazione a dire la verità) ci si incammina e si scopre una macchina che ha parcheggiato dove noi abbiamo preferito evitare. Mi ricorda la Funicolare..
Saliamo per qualche tempo a lume di frontale, la neve è poca, ci ricongiungiamo alla sentiero che sale da San Bernardo e delle tracce di piede mi fanno pensare di avere già qualcuno davanti, uffa! In mezzo agli alberi inizio a scrutare la nostra meta, e una volta che il bosco si apre a dovere, lei appare in tutta la sua maestosità, oh Madre! E due persone laggiu verso il suo attacco. 
Va bene su, la cascata è larga e accogliente per tutti, proseguiamo. Una biforcazione della traccia verso destra la ignoriamo convinti che sia corretto seguire verso sinistra. Siamo ancora senza ramponi, e l’avvicinamento presenta dei tratti di WI1 che sblisga se ci fanno traballare! I miei bastoncini (aperti a metà, sono bloccati, arghh) fanno quel che possono, mentre vediamo altre losche figure salire da basso, ci mettiamo i ramponi. 
Seguiamo la traccia e iniziamo a sentire spicozzare, sono su Grand Hotel, bella, ma la Madre è più a destra, bisogna che tagliamo in la e ravaniamo appassionatamente in mezzo alla neve, poca per il periodo ma comunque dei tuffi fino alla vita nelle zone di accumulo non mancano. Ed eccoci sotto di lei.
Bella larga, possente, ma non sembra troppo grassa e in forma. Però dai, non saremo certo ai livelli di MacchuPicchu, oggi fa anche freddo! La base sembra un canale nevoso con qualche risalto di ghiaccio facile, quindi continuiamo a salire alla ricerca di un buono spiazzo dove prepararci: forse così facendo ci facciamo parte del primo tiro in slego.
Giù i bastoncini, fuori le picche, e guarda te il mio amico cosa tira fuori! Delle picche da cascata, kong schock, che fighino. Fuori tutte le viti, rinvii, casco, corde (oggi è la prima volta della viola!!), barretta e via che si va. Parto io, un facile scivolo di ghiaccio che poi spiana su un piano inclinato nevoso da risalire fino alla base del ghiaccio, dove questo mi permette di fare una sosta che se no non avrei saputo dove fare.. Quella della calata ufficiale io non l’ho mica vista. Il cordone ricavato dalla corda di Gianluca viene usato per la prima volta.
Riccardo arriva senza difficoltà, anzi devo essere rapido col gigi, e giunto in sosta conferma di voler partire lui. Avevo le mie remore, è la sua prima cascata dell’anno, ma vai vai che tanto il fisico ce l’hai e visto il grado che arrampichi su roccia non dovresti sentirti a disagio. Picchia il mio amico, picche e ramponi, si capisce che da un po’ è a digiuno e deve riprendere confidenza col mezzo.
Mi sa che sta mettendo giù troppe viti però, di questo passo le finisce presto, e infatti le ultime saranno un po’ distanziate. Traversa un po’ verso destra per andare a prendere una rampetta al posto di un salto con roccia affiorante, ma soprattutto perché vedendo la sosta accessibile..perchè no. Intanto i tempi di ogni tiro si stanno facendo lunghi, ma anche perché di corda non ne avanza mica tanta.
Raggiungo Ricky, lo vedo un po’ provato, cerco di ripartire subito finchè siamo ancora in pochi sulla cascata, ma le candele di ghiaccio nelle vite sono dure da estrarre. Dalla sosta sarebbe bello salire dritto questa placco nata, ma il ghiaccio è troppo esiguo, meglio traversare un po’ a sinistra e poi risalire seguendo i punti più facili, o ancora meglio, quelli con l’acqua più solida.
Il terzo si rivelerà per me il più impegnativo, anche perché è quello che inizia a mostrare la delicatezza della struttura. Crostoni da rigelo che nascondono sotto neve fresca, belli spessi da sembrare buoni, ma che poi trazionati o appesantiti dal piede si spaccano. Meglio non essere sotto.. Ghiaccio che bascula tra il bagnato e il super spaccoso. Ma non sputiamo nel piatto in cui si mangia.
Quello che lascia un po’ perplesso e intimorito sono però quegli effetti tipo cartone animato: do la piccozzata ed esce uno zampillo d’acqua. Vade retro! Non bagnare me, il mio materiale, i miei guanti e nemmeno il mio amico sotto! Via via, salire salire! Cerco di comunicare col mio amico per sapere quanta corda resta, vorrei arrivare in una zona più comoda per sostare, ma la vedo dura.
Laggiù lo vedo che si sbraccia per scaldare le mani, mi sa che non si ricordava che freddo si patisce! Entrambi abbiamo la giacca polenta di on-ice, ma io sotto c’ho anche il maglione peloso oltre al resto: in sosta sto fresco, in salita bollo. Come bollono le mani ogni sosta, come bolliranno un pochino i piedi alla ripartenza del quarto tiro.
55m di salita, sosta ancora su ghiaccio ma stavolta metto una terza vite che non mi fa schifo. Anche perchè qui tocca stare davvero appesi alla “parete”. Chiamo Riccardo, che sale con calma, mi sa che il freddo lo ha sentito. Intanto sotto alla base si vede che è arrivata altra gente, che saranno dei fulmini a salire, ma riusciremo a uscire comunque prima noi.
Eh si, il ragazzo il freddo lo ha sentito. Già alla seconda sosta mi aveva detto “secondo me hai vinto che la cascata la finisce te da primo”, ora me lo conferma. E pensare che ieri, quando gli avevo scritto “oh se poi non te la senti la tiro tutta io” mi aveva risposto “no no marocchino, tiro anche io”.
Quarto tiro, vedo una sosta lassu, ma per raggiungerla c’è da fare del dry.. Deve essere la seconda calata, anche se mi chiedo come diavolo sia possibile da quella arrivare a dove abbiamo fatto la nostra seconda sosta (terza calata). E soprattutto, ma allora la quarta calata dov’è? Coperta dalla neve?! 
Parto di nuovo, punto verso destra lasciando una sosta davvero scomoda (i miei piedi..): anche qui le crostone da rigelo abbondano, cosi come gli zampilli che sgorgano dalle becche delle mie picche! Più si sale più la cascata piscia, meno male che c’è freddo! Mi ricorda Patri, vuoi dire che l’ultimo tiro va abortito? Impossibile, se no come usciamo?? Sono già pronto all’abalakov.
Metto giù viti fino ad arrivar circa in corrispondenza di quel bel cordone arancione, irraggiungibile (per le mie doti). Di corda ce ne ancora parecchia, sono circa  a metà, ma le viti sono poche, e il ghiaccio sopra sembra troppo bagnato. Sono quasi sotto il tratto narrato da Gianluca, alla mia sinistra un bel nasone di ghiaccio e si sta quasi comodi qui: faccio sosta, così il mio amico aspetta pure meno. 
Tic tic tic, arriva anche Riccardo, togliere le candele è sempre più difficoltoso, l’acqua e il freddo rendono durissima la carota. Riparto, senza troppe difficoltà arrivo sotto al passaggio dove Nicola settimana scorsa è andato a cercarsi il difficile giallo quando a sinistra c’era una bella rampetta azzurra (cit. Gianluca). Ci avevo anche pensato di salire da li, ma mi sembra troppo esile e bagnata la struttura. Perché complicarsi la vita dal punto di vista delle condizioni della materia prima? 
Via su a sinistra sbisciolando di qua e di la, piedi a incastro tra le colonne e picche finalmente in qualche aggancio: ah oggi si che le ho piantate con forza le mie bimbe! Superato questo muretto ci si ritrova su un pendio nevoso dove lanciare la picca con tutta forza a cercare qualcosa di solido sotto (operazione già compiuta sotto ma per due-tre lanci consecutivi, qui ben di più).
Vedo un albero con cordone a destra ma difficile da raggiungere e solo con un traverso sprotetto, un cordone a sinistra che deve essere quello di Gianluca (“cordone verde, ma occhio all’albero che balla un po’”, cit. Gianluca). Ma dai, io salgo a cercare un bell’albero lassu, così poi cerchiamo il sentiero e bona, evitiamo le doppie che scaricherebbero roba a chi sta salendo.
Salgo verso un free standing giallone  (probabilmente da salire quando bello pieno), ma per arrivare alla sua base stacco un lastrone di un metro quadro, porca vacca. Cerco di tenero coi piedi e sminuzzarlo, che fila giù faccio strike. Appeso alla bene e meglio centro l’obiettivo di non centrare nessuno.
Piazzo una bella vite orizzontale nella pozzanghera ghiacciata sotto il candelone, e poi mi arrabbato per un’uscita stile Appennino-Ravanosa-Careghiana, tra tronco secco, erba, cespuglio, picche nella terra ghiacciata, con la corda dura che più dura non si può e Riccardo che mi sa che mi dice che manca poco alla fine.
Oh meno male, riesco a raggiungere un bell’albero. Cordone e sosta, vai Riccardo! Però..non vedo tracce di gente che sia scesa col sentiero. Niente, mi sa andremo giù in doppia, se ce l’hanno fatta settimana scorsa.. Ma davvero dalla seconda alla terza ci si arriva? E la quarta dove diavolo è?
Mentre recupero il mio amico mi guardo sopra, si potrebbe proseguire ancora, e anche se si fosse stati più a sinistra si poteva continuare. Ma sono salti di ghiaccio con molta neve, e la in fondo si vede anche l’acqua impetuosa affiorare.. No no, va bene così!
Ricky non si lamenta nemmeno troppo per l’uscita ravanosa, e alle 15e20 riusciamo a fare la foto di cascata, 6h30 per 5 tiri (lunghi) sono forse troppo come tempo, miglioreremo. Intanto arriva anche un’altra cordata, e Riccardo vede laggiu tracce di passaggio. Che sete e fame! Mi passa un panino che nel formaggio presenta brina di superficie (grazie Ricky che mi sfami, ma stamani ti ricordo hai usato la mia frontale di scorta), e l’acqua ahimè sarebbe l’ideale per un Mojto: troppo fredda e granatina, ci teniamo la sete, sob.
Optiamo allora per provare la discesa a piedi, ma sarà anche questo un bel periplo! Seguiamo vecchie tracce di umani, si va anche bene quasi solo in traverso, finchè una traccia scende e una sale. Seguiamo quella che scende ma sembra arrivare in un punto morto scosceso, anche se laggiù vediamo omini che devono aver salito altre cascate. Torniamo indietro e saliamo, ma dopo un po’ sembra finire anche questa, che comunque presentava del WI 1 anche lei!
Va beh dai, seguiamo le tracce di camoscio che vanno in la, la direzione è corretta. Insomma, alla fine tra una ravanata e l’altra, qualche metro disarrampicato e l’altro, siamo sul pistone della discesa. Ben presto imbocchiamo il caratteristico tunnel ghiacciato del sentiero, che pavimentazione marmorea! 
Arrivati sotto a Salto Mortale e Salto degli Angeli fuggo solitario verso l’attacco della Madre a cercare i miei bastoncini, che per fortuna trovo! Torno dal mio amico, e la luce si sta facendo fioca. Ricominciamo a scendere, ancora coi ramponi addosso memori della salita di stamani (anche se siamo su un altro sentiero). I polpacci oggi si sono stancati e han fatto del buono e prolungato stretching, lo sento.
Con la luna che ci accompagna risiamo nei pressi della malga, e alle 18 alla macchina (quasi 12 ore), assetati (l’acqua continua a essere imbevibile), affamati, stanchi, ma davvero soddisfatti. Per altri sarà una passeggiata una cascata del genere, ma per noi non proprio. Bella lì, gran giornata di soddisfazione e di ampio respiro!

Qui altre foto.
Qui report.

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