domenica 3 giugno 2018

Giornate lunghe: alba sul Carega e Le Do More


Suona la sveglia. Non posso tirarmi indietro. Ieri sera è stata spassosa la faccia del rifugista del Rifugio Campogrosso di fronte alla mia domanda sulle porte aperte di notte e del perchè glielo chiedessi. Alla fine viene fuori che una porta d'emergenza c'è: da li posso uscire, poi..rientro quando apre il rifugio. Ma quando mi ricapita una situazione del genere con tutte queste cose allineate? Tutte tranne il riposo, quello "riposeremo quando saremo morti".

Braghe corte, scarpe da trail, maglietta termica, maglietta, smanicato antivento con guanti senza dita, bastoncini e un marsupio con giacchina a maniche lunghe, due gel e fazzoletti. Frontale e si parte per l'alba sul Carega!

Che poi chissà se ci arrivo. Alle 6e30 devo esser di rientro al rifugio, per poter fare una doccia, colazione, e poi esser operativo per il corso A1 2018 del CAI di Carpi. Operativo e in forma e sveglio e pimpante! Lo sarò, il problema sarà piuttosto domani.. 3:30: apro la porta e la richiudo.

Silenzio e pace, buio: la luna non riesce a illuminare, è già troppo bassa dietro il Gruppo del Fumante. Un po' di vento, qualche camoscio che si fa sentire o che mostra gli occhi. Io, il mio ansimare in salita, i bastoncini sulla roccia e la ghiaia che scivola a valle sotto i miei piedi. 

La paura iniziale, la titubanza reverenziale, lascia posto alla felicità della libertà. Certo il giorno che man mano si avvicina e la luce naturale che aumenta, rinfranca. Risalgo un Boale dei Fondi dalle mille tracce, faticando più del dovuto quando prendo quella errata. Un po' di neve mi da' quell'aggiunta di adrenalina che non cercavo, ma in meno di 1h arrivo alla Boccheta Fondi. 

Ziobono, dai che riesco a vederla davvero l'alba! 5:30 è l'ora di non ritorno, sforato quella, in qualunque posto io sia, devo rientrare. Corricchio poco in discesa, finchè non ci si vede bene rischio le caviglie. Ma sul piano che costeggia Cima Mosca mi lascio andare e trotto. Dalla Bocchetta Mosca un bel quadretto: Dolomiti scure, cielo chiaro, una linea netta che li divide. Le cime. 

Macino strada, e inizio a temere che..cazzo, arrivo in cima troppo presto, sono le 5. Mi vesto che vedi tra un po' che freddo arriva! Altre persone arrivano per vedere l'alba, ma loro han dormito al Rifugio Fraccaroli. Inizio a fare su e giù per scaldarmi, poi finalmente la palla di fuoco sale, svelta. Non mi meraviglierò mai abbastanza di quanto sia veloce un momento che aspetti da tanto: è vero che a volte l'attesa è più goduriosa dell'arrivo 

Bene, tempo di tornare giù prima che sia tardi, che poi il capo Nicola  mi cazzia, gli allievi li deludo, e tutto ciò non mi va. 5:30: slaccio (strappo) le briglie ai cavalli, e mi corro quasi tutta la discesa, prendendola più dolce della salita per evitare tratti scivolosi. Beh, i traversi su neve li faccio piano e delicato, poi il ghiaione..giù! Incrocio Roberto, anche lui sveglio per fare gamba e fiato prima di rientrare a casa.

Ultimi metri in leggera salita, ma non mollo, voglio correrli. E li corro, arrivo al rifugio con Davide e Fabio e altri che se la chiacchierano fuori dal rifugio: perfetto, sono le 6:30 e la porta del rifugio è aperta. Raccolgo tutto, stendo tutto, e via in doccia! Preparo zaino e via a colazione! Che mentre sudavo a scendere pensavo se prendermi una birra..ma vado di the che è meglio. 

Pronti partenza via: archiviato il trail, viene l'ora del climb. Federico si fa desiderare e non partiamo certo tra i primi. Gianluca mi ha già abbandonato e costretto a lasciare la mia roba in rifugio.. Però recuperiamo strada e raggiungiamo Nicola, Giorgio e i loro compari creando un' unica allegra brigata verso Le Do More. Troppo allegra, risaliamo il prato nel verso sbagliato e ci tocca poi tornare indietro. 

In questo modo ci troviamo due cordate davanti, e quindi non resta che spogliarsi a prendere il sole e asciugarsi mentre chi ci precede sale. La giornata è limpida e soleggiata, le previsioni non danno temporali, ma..siamo in Piccole. Meglio non solleticarle troppo e darsi una mossa, anche perchè non vorrei rientrare a casa alle 20.. 

Finalmente posso partire, con Giosue che mi fa sicura assistito da Federico (aspirante istruttore). Leggermente umido il primo tiro, ma si sale bene mettendo giù un po' di protezioni e giungendo a una bella sosta esposta sopra un pilastrino. Occorre procedere senza fretta, per scremarsi sulla via. 

Sul secondo tiro un paio di passi (sbagliati) alzano l'asticella delle palpitazioni da emozione arrampicatoria. Sotto di me anche Giorgio giunge in sosta, Ivan è un po' più giù. Ma la seconda sosta è poco lontana e crea pochi problemi rispetto alla prossima. 

Leggere la relazione sarebbe utile per capire dove andare e quanto. Invece, un po' per la fretta del meteo e la velocità per non creare tappi in via, si segue chi ci precede. Un saltino sull'altro pilastro e poi di nuovo in verticale. Un altro saltino e via su. Su, su, traverso, ma quanto è lungo questo tiro? Ecco l'altra cordata in sosta, vado da loro. Toh, una protezione, mettiamola prima di arrivarci. 

Accidenti a me. Quella protezione sarà l'ottava fatica di Ercole: le corde si incastrano nella fessura dell'oblio e tirarle su sarà peggio che il tiro alla fune con due buoi in pubertà che vogliono andare verso la mucca in calore. Già la sosta è quel che è, una clessidra non grande e un friend. I miei due li sento urlare "recupera" ma la corda viene a fatica. Mado! 

Ora viene il bello della via, un muretto di continuità con un passaggino strapiombante. Avendo già visto chi mi precedeva, la strada è sicura come direzione, e adesso mi torna anche la relazione che sto guardando. Meno male l'esposizione è tale da non seccarci come lucertole al sole, e oppala esco alla penultima sosta. 

Un ragazzo sale in free solo e prosegue. Mi ribolle un po' il sangue: non sono contrario al free solo, anzi, vai pure. Ma non se hai gente sotto che puoi uccidere con una tua possibile caduta. Recuperati i miei, posso andare per il tiro finale. Pochi metri, ma con un passaggio iniziale che mi lascia interdetto e che devo studiare in 3-4 mosse prima di passare. Poi eccomi sul cucuzzulo. 

Nuvoloni sparsi, ma ancora tutto tranquillo. Arrivano i miei, c'è da prepararsi per la doppia da 27m: arriva anche Nicola e concordo di imbastire una calata comune separando i due rami così possiamo scendere più svelti. Claudia e Anna son quasi arrivate, quindi fermo Giosue e gli faccio la longe io che è meglio non perdere tempo e creare tappi su questo ristretto spazio e con l'orario che inizia a esser stretto. 

Bella calata, corda al limite ma ci siamo. Possono scender ei mia due, ma prima magio ciò che trovo nello zaino che ho una fame della Madonna! Ricomposta la cordata, ora possiamo stringerci la mano. Aspettiamoci tutti, così scendiamo insieme e anche perchè una delle nostre corde è ancora lassù. Anna e Claudia arrivano presto, Nicola scende addosso ad Alice, ed ecco anche Giorgio. 

Il cielo si è fatto piuttosto cupo, non vedo l'ora di andarmene. Ma lassù ancora tre persone. Chi ha scattato una foto col flsh?! Un tuono risponde "io".. Maremma, "Dai muovetevi lassu!". Ci vestiamo per precauzione, e quando iniziano i goccioloni (i tuoni non hanno mai smesso) alcuni dei nostri iniziano a scendere. Io e Nicola si resta li ad aspettare Ivan, Cristina eLaura

Chissà cosa stanno combinando, intanto la lavata ce la prendiamo. Scende Crisitina, Laura, si avviano a scendere la corda fissa ma..Cristina scivola e si fa maluccio: nuoooo. Nulla di che, ma roba che sotto la pioggia, acquazzone, temporale, col resto della discesa già bello bagnato, fangoso e scivoloso, complica non poco il resto della giornata.

Fasciato il ginocchio, riposato un pochetto, al riparo di una cassa da morto non in cima, si scende con calma. Appena il telefono prende chiamo Luca (grazie alla ragazza del Rifugio Campogrosso che mi risponde al telefono e trova il nostro gruppo in mezzo a mille persone), concordiamo una strategia per le auto per far sì che l'infortunata, Nicola e Ivan trovino un'auto a Malga Cornetto, e io e Laura filiamo verso Campogrosso dove ci aspettano gli altri. 

Detta così, poche righe, ma tanti minuti. Troppi. Il temporalone finisce quando mettiamo piede sulla strada asfaltata. Filosofeggiando con Laura, spingiamo un po' per arrivare presto al rifugio, dove ad accoglierci troviamo il sole, la ciambella di Silvia, e sì, anche i nostri amici. Una birra fresca la bramo da stamane, me la scolo prima di ripartire presto valle.

Che dire, un weekend decisamente intenso. L'ambiente è alpino, non sono le comode falesie di Tessari, dove le voci dei tuoi compagni di cordata vengono offuscate dal rumore dell'A22. Qui il vento può farla da padroni, la foschia di valle, il temporale che arriva in pochi minuti e crea veri torrenti effimeri. La roccia non sempre ottima. Questo è Alpinismo. L'aver dormito 4h e averci infilato un trail. Questa è passione.

Poi magari se non si fosse fatta male la ragazza..era meglio. Forza Cri!

Qui altre foto.
Qui report.
Qui guida, varie relazioni su web.

Nessun commento:

Posta un commento