Weekend scorso le condizioni in Piccole
Dolomiti erano davvero eccezionali: poca neve che rendeva i vaji pi
facili ricchi di saltini imprevisti, ma quella che c'era era talmente
dura da rendere i pi difficili pi abbordabili. Maledetto rialzo
termico che già venerdì si fa sentire.. Però, speriamo che.. Magari
potremmo..
Giorgio butta l'idea dell'Intramosca:
duretto, ma magari se la neve è come il weekend scorso, potremmo
farcela. Partiamo, poi al massimo ripieghiamo uscendo su roba pi
facile. Anche il Nascosto ci stuzzicava, ma forse val la pena
approfittare della bontà delle condizioni e osare.
Partenza molesta, ma nemmeno troppo: ma
entrambi abbiamo dormito poco, e il viaggio d'andata richiede due
cambi alla guida. Arriviamo al parcheggio del Rifugio Campogrosso già ben popolato: colazione al sacco e una
stanchezza già vistosa sulle nostre facce vogliose ma non convinte.
Ci incamminiamo che la frontale serve ancora per poco.
Il cielo sereno rende l'alba magica,
colorata di tenue sulle cime che vorremmo solcare, su quel parco
giochi che tanto amiamo. Le piccozze fremono, i polpacci dormono
sapendo che presto dovranno svegliarsi di soprassalto. Una lama di
luce taglia l'orizzonte verso la pianura e il mare. Tante frontali
sparse a diversi livelli degli avvicinamenti. Fa caldo.
Bestia se fa caldo, non mi piace.
Incontriamo Tarcisio Bello e
amici, si scambiano due chiacchiere e lo scontato "Che andate a
fare" "Pensavamo l'Intramosca" "Oh però, avete
alzato il tiro", mannaggia se suona male questa frase! Certo, lo
dice in senso buono, ma io che sono fifone di natura.. Va beh,
vediamo le altre persone che troviamo che dicono.
Incontriamo varie persone, e tra queste
due che esprimono perplessità sulle condizioni del vajo oggi. E non è
che ci possa scappare tanto facilmente dopo.. E se all'attacco non
dovesse piacerci, non possiamo nemmeno scendere per andare a prendere
il Nascosto. Ecco, giusto alla partenza parlavamo di "rinunce",
sta a vedere che ce la siamo tirata.
Siamo all'imbocco del Vajo dei Colori: inizia la partita. Si parte dolci, lo sò, me lo ricordo.
Ben presto però arriva quella possibilità di un tratto pi ripido su
poca neve su roccia, divertente e che lascia sbucare sul dossone che
porta verso gli attacchi del Valdagno. La neve non come lo scorso
weekend, cede spesso. Non brutta, ma nemmeno bellissima.
Finito il dossone, ci si ributta nel
Vajo dei Colori, e siamo giusto giusto sotto il paretone che se
traversato verso destra porta all'imbocco del Vajo Nascosto. Tastata
la neve, non sono molto convinto dell'Intramosca, due parole col mio
amico e decidiamo di spostarci sul Nascosto che "schifo non mi
fa!". Speriamo non ci sia rimasto male..
Traversone ed eccoci sotto uno scivolo
più ripido. Ci si diverte di più adesso! Modalità trazione e salire,
più stretti. Dai che forse abbiamo fatto bene e troviamo qualcosa di
bello lo stesso. Guarda anche che bello incassato quello scivolo a
sinistra, ma chissà dove porta..non rischiamo dai. Proseguiamo nel
relazionato.
Ma il prossimo bivio invoglia troppo
"andare a scoprire".. Per nulla titubante all'inizio mi
infilo nel budellino a sinistra dell'originale, chissà dove porta.
Pochi metri dopo, un tratto verticale e poi chissà.. Ora titubo, ma
fremo, il ragazzo dietro tifa, e allora andiamo a vedere, al massimo
torneremo indietro a gambero. Un gambero dritto.
Bello bello, neve buona che cigola di
sano! Poi ancora ignoto, e nessun raccordo visibile col vero tracciato
sulla nostra destra, dietro a un crinale. Vabbeh, ormai saliamo e
speriamo! Si sale ancora un pochetto, poi meglio dare un'occhiata a
destra per vedere se si possa tornare dentro al Nascosto.. Delle
tracce laggiù ci confermano che siamo su una variante, il cielo e
l'ignoto sulle nostre teste ci confermano che sia meglio tornare al
mondo conosciuto.
Scavallando un gioco di vento, e
traversando su del soffice poco rassicurante, rieccoci dentro il vero
Vajo Nascosto. Dai dai che andiamo bene! Ma ben presto cambiamo
parere: sulla sinistra parte evidente il canalino camino tratto
chiave del vaio (che a casa vedrò in foto essere uno scivolo nevoso.
Tutto in ghiaccio, o quasi, visto che nei primi metri ne manca un
pezzo..
Ci sono pure due che stanno venendo
via. Ottimo auspicio! Metti anche che riusciamo a passare, poi sopra
come sarà?! Che palle esser fifone.. Scambi di opinione coi due
ragazzi e andiamo a vedere. Un vecchio chiodo per far sosta sotto al
tiro, poi un passo su metro su quasi niente e forse leggermente
strapiombante. Come spesso accade, tiro indietro io: magari anche
Giorgio era molto poco convinto, di certo accetta i miei timori.
E via sul terzo vaio allora, ci infila
nel Vajo Bianco. Estetico, ma molto pi facile. Gran parte dei timori
che ho avuto sono per il riscaldamento, e quelle pareti sopra le
nostre teste che già si stanno ben abbronzando lasciando cadere i
primi lembi di pelle. Pelle piuttosto rocciosa e dalle masse non
importanti ma fastidiose.. E anche il Vajo Bianco non è da meno..
Cerchiamo di esser svelti, ma la
neve qui non è come prima: molto pi sfondosa, tanta riportata dal
vento che ha cancellato tracce e coperto il duro che c'era. Ma ora
l'importante è darsi una mossa e uscire! Si sale in appoggio sulle
picche, e un bel masso al centro del vajo ci concede riposo e
ristoro. Un masso grande come un ducato, caduto da qualche parte
lassù..
Dopo aver studiato le possibilità di
uscita (la guida sempre nello zaino!) continuiamo la nostra salita,
cercando la neve migliore e schivando i detriti. Ambiente
spettacolare, maestoso, grande: è impossibile non sentirsi piccoli
dentro queste profonde viscere della montagna.
Ecco l'uscita classica, di sinistra.
Banale dai, poi tocca finire in mezzo a dei pendii non molto
rassicuranti: non dovrebbero esserci grossi pericoli oggi, ma se si
può evitare.. Continuiamo a salire e vediamo com'è l'altra di uscita,
che ci risulta nascosta alla vista al momento.
Eccola! Beh molto più bella, con una
serie di possibili canalini tra le rocce: nulla di complicato, ma ben
più estetico di un uniforme pendio.. Mi infilo dove delle vecchie
tracce fanno capire che da qualche parte si va. Un bel tratto che
rinvigorisce gambe e braccia. Si sale, si ride e si scherza ora che
si vede la fine.
Amareggiati (forse) per le due salite
che si voleva compiere, ma quelle volte che senti che non il caso,
ascoltale le vocine. Già rischiamo tanto quando non lo sappiamo,
almeno quando lo temiamo..non facciamolo. Lo so, non diventerò mai
un grande alpinista di questo passo, ma chissene. Io devo divertirmi,
non dimostrare niente a nessuno.
Guarda che sole! Senti che fame! Senti
che sete! Ci svacchiamo un attimino, e poi la decisione: si va in
cima! Anche oggi, la seconda per lui, la terza per me in una
settimana.. Speriamo solo il traverso non sia così maledetto come
l'altra volta. Ma siamo astuti, prendiamo quello che passa sopra..
Saliamo fin sopra la Sfinge, e ancora di più. Il sole è caldissimo, il riverbero aumenta l'afa, e le
rocce non sono più incrostate come settimana scorsa. Scorrerci sotto
non è comunque una passeggiata, qualche tratto ripido c'è e la
sassaiola pure.
Giunti nei pressi del Vajo Cima,
tracciato, "Giorgio ci finiamo i polpacci su quello?!" ma
sì dai, e via su per gli ultimi 40m in piolet leggera, con la neve
che regge ancora bene, ma le pareti laterali che scaricano: velocità,
o come diceva il mitico, "ritmo ritmo!".
E sbuchiamo sulla cresta di Cima
Carega, che sul versante all'ombra ha un bel plateau luccicante di
ghiaccio.. Piccola esplorazione verso nord, per vedere i vaji duri
del versante nordovest, e poi basta che il sole caldo, noi sudati, e
il vento dispettoso. Cima, di nuovo. Foto di rito, e discesa verso il
passo tra cima e rifugio e svaccata a bere e mangiare. Bere, ho pi di
due litri con me, e non mi bastano..
Sta per cominciare la parte più
straziante della giornata: la discesa. La discesa straziante?! Ma sei
matto?! Porca putt, mettete voi questi bellissimi Blade Runner su questa neve papposa! Ramponi top per salire, ma che per
quanto riguardano l'antizzoccolo peccano più di tutte le maremme del
mondo! Tratti dove ogni passo bisogna colpire il piede con la picca
sperando di togliere quella palla di neve che pi volte rischia di
farci scivolare. Maledetta e maledetti.
Bocchetta Mosca raggiunta tra mille
imprecazioni, ma non finita. C il sentiero fino alla Bocchetta
Fondi, assolato, papposo, acquoso, merdoso. E colpisci il piede, una
danza sembra, quelli che si picchiano le mani su caviglie e ginocchia
mentre col loro bel naso rosso intonano canzoni da Octoberfest.
Per fortuna il Boale dei Fondi
all'ombra, e li la neve bella e regge. Si scende ripidi, ma senza
doversi picchiare da soli i piedi.. I passaggi sempre pi numerosi, lo
hanno addomesticato maggiormente rispetto a sabato scorso, ma qualche tratto ripido che richiede attenzione c'è..
Praticamente da quando siamo partiti,
sogniamo il rientro all'auto al sole, caldo, potersi svaccare con
calma a mangiare, bere le birre che ho in auto e dormire al tepore
della palla di fuoco Invece il cielo è velato, tira vento, fa
freddo. Tocca mangiare col piumino sui tavoli del Rifugio Campogrosso (chiuso), e poi scappare di corsa verso valle, dove
moriamo in un parcheggio tra le braccia di morfeo.
Qui altre foto.
Qui report.
Qui la guida.
Bel resoconto
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