venerdì 29 dicembre 2017

Le sorprese, quelle belle: Monte Pellecchia innevato

Prendi una zona sconosciuta. Aggiungici l'ambizione di una montagna rinomata e su itinerari alpinistici che sfuma per la troppa neve dei giorni scorsi. Recupera con un trekking che parte davvero in basso, che arriva poco in alto. Prendi una montagna, una collina, dal nome poco invogliante. Immergi tutto in un paesaggio brullo. Poi mettici sopra una spanna di neve, e la sorpresa è servita. 

La trasferta laziale prevede una caldo, tenue, dolce, avvicinamento alla meta di Capodanno, che sarà Sperlonga. E così oggi ce la vogliamo dedicare a qualche ora all'aria aperta: Stefania studia e trova un itinerario che non pare avere nulla di speciale, ma oggi non si può chiedere di più. Ma prima di arrivare al parcheggio, la neve fa capolino sulla strada. 

Ci avviamo senza cartina (terribile per me), seguendo la descrizione trovata su web di qualcuno che ha fatto questo giro d'estate: già per la maggior parte del racconto non segue sentieri segnati, in più abbiamo la neve a cancellare le tracce e i segni del sentiero. Speriamo bene..
Partiamo su una forestale bianca ma che mostra ancora la sua brullità, ma ben presto giriamo l'angolo all'ombra, e qui la temperatura diventa frizzante, preannunciando qualcosa di magico. Passato il ponte si inizia a salire nel bosco, e tocca tracciare tutto in questa mezza spanna di neve.


Il bosco diventa ovattato, il cielo si vede di rado per colpa delle nubi: si passa quindi da un tenue e leggero whiteout a un splendente bianco abbronzante in pochi minuti. Un match a palle di neve è ben presto fischiato dall'arbitro! Cosciente che probabilmente non andremo molto lontano (non sappiamo bene cosa stiamo seguendo..) mi godo quel che c'è. 

La strada sbuca fuori dal bosco, tracce di animali ma non di persone, ma continuiamo a essere su una chiara forestale, e di certo possiamo tornare indietro seguendo le nostre tracce in quella che ora è una spanna completa di neve. Il sole splende, scalda: il vento non riesce ancora a indebolire il suo calore. Azzurro e bianco sono resi ancora più splendenti dai suoi raggi. Ma che spettacolo. 

Dubbiosi ma carichi continuiamo in questo piccolo paradiso. Nuvole sulla nostra meta (che sia quella?) ma tanto chissà se ci arriviamo.. Andiamo a naso, a logica, il gps ci riporterà a casa con un trackback nel caso (speriamo stia prendendo bene il segnale!). Un bel balcone panoramico dove varie tracce si incrociano, una pausa a osservare, sognare, valutare, ridere. Tracce sì, di animali: ma si sa che spesso essi seguono i nostri sentieri, visto che sono i più comodi. 

Proviamo a seguire queste tracce, sembrano umane ma non lo sono, probabilmente un cavallo. Dimenandosi di nuovo all'ombra, nel nulla, nell'omogeneo, troviamo forse quello che le ha fatte le tracce: un cavallo morto. Questa sarebbe una vista macabra normalmente: ma la neve ha rende la scena meno forte, ha coperto il sangue, e il freddo ha congelato odori e quella poca sostanza molle rimasta. Il bosco e i suoi abitanti non hanno di certo sprecato tutto ciò. 

Ed ecco dei cartelli, incredibile! Siamo sulla strada giusta! Allora non ci resta altro che risalire il crestone: sta a vedere che forse ce la facciamo. Il meteo volge al meglio, finite le nuvole restano solo gli ampi spazi. Ampi, bianchi e azzurri. 

Resto affascinato e inebriato: basta un tocco di bianco a rendere paesaggi semplici dei veri capolavori. Iniziano ad affiorare delle rocce, l'ambiente si fa più montano e meno collinare: tanto oggi non è certo il tecnicismo che cerchiamo, ma stare un po' di ore in serenità e gioia all'aria aperta. 

Seguendo il crestone, ubriaco di piante cariche di neve e tanto affascinanti stagliate verso l'azzurro possente del cielo, arriviamo alla croce del..Pizzo Pellecchia. Eh no Ste, non è la nostra cima, e un'anticima questa. E ora un po' di neve raffredda i caldi motori che siamo diventati. 

La cresta tra Pizzo e Monte è un saliscendi dolce, lunghetto, e panoramico. Oggi tutto da tracciare è magico, oggi che gli occhi vedono solo bianco e azzurro è leggero, oggi che il cielo è pulito è panoramico. Con accumuli che arrivano al ginocchio la salita è un po' più dura e la discesa più morbida. Ipnotizzato dai rami carichi di neve.. 

Ed ecco la cima, con la lingua di ferro. Ed ecco una persona che arriva dall'altro versante, quello che vorremmo scendere che dubitavo di percorrere perchè non conoscendolo non mi avventurerei su qualcosa di non tracciato: ma ora so che è tracciato! Prima e unica persona che troveremo sul  nostro percorso oggi. 

Stefania confonde il Terminillo col Gran Sasso (deve esser la fame), ma mi obbliga a starmene buonino in pausa "E vestiti se hai freddo, mo mangiamo qualcosa e poi andiamo con calma". Che giornata spettacolare, che paesaggi quasi incantati, e laggiù le pianure romane: salutare. 

Si riparte, dalla parte opposta, e una volta rientrati nel bosco non posso che rimanere incantato: mi giro alla mai destra, un dosso nevoso e dietro il cielo. Solo due colori, solo due "sostanze", ma queste due riassumono il concetto di una felicità semplice. 

Continuiamo a scendere, e ai due colori si aggiunge debolmente un terzo, il marrone. Guardo verso l'alto e scorgo labirinti di rami innevati immersi nell'azzurro del cielo: una calma caotica ma rilassante. Ma dobbiamo proprio scendere? Eh, la fame e la sete chiamano.. 

Il sole sta sciogliendo molto, dagli alberi cadono parecchie "palle di neve" e tutto è sempre più bagnato. Parlottando arriviamo al Rifugio Buon Pastore: è chiuso, ma deve essere un posto relativamente silenzioso, con quella collina che copre la visuale verso la civiltà. 

Sempre a naso scegliamo quali tracce seguire, e indoviniamo. Tramando, pardon, pensando alla cena del 31 ci facciamo salire l'acquolina in bocca di leccornie e piatti fantasiosi da provare: mi sa che sia meglio affrettarsi ad arrivare alla macchina e poi a casa per mettere qualcosa sotto ai denti prima che ci mangiamo un braccio a vicenda!

Qui altre foto.
Qui report.

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