Io che
propongo di provare la via A, lei che propone la via B. Io che cedo dicendole
ok per la B quando anche lei cede per la A, e alla fine andiamo sulla A.
Essendo già qui, essendo che possiamo partire presto seminando (si spera) le
altre cordate, essendo che "va beh, al massimo ci si cala", andiamo
sulla Luna Argentea.
Io l'ho già salita tanti anni fa, ma
ho ricordi nebulosi. La ricordo dura, ma ero un pivello, o almeno avrei la
speranza di essere un po' più bravo ora. Leggendo le relazioni, sono sicuro che
sia più facile del Mercurio Serpeggiante e anche del Grande Diedro a Santa Massenza. E invece a
posteriori..qualcosa non torna.
La paura del
caldo è tanta, questo improvviso impennare delle temperature costringerebbe a
cercare vie in alta quota, dove però c'è ancora neve. Speriamo di cavarcela
uscendo prima che faccia davvero caldo. Alle 8 riusciamo ad attaccare la via, e
parto io. Vigliacc che partenza da orecchie basse: subito un'azzerata, anche
perchè cadere da qui vorrebbe dire ciaone caviglie e forse anche di più.
Recupero la
Ste e vedo che altre cordate sono sotto di noi. Siccome questo tiro ci ha già
impegnato oltre le nostre aspettative, dato il traffico sotto, il caldo, e forse
non tutta la determinazione che ci vorrebbe, le dico subito "ci caliamo
dai". Ma un signore che arriva ci rincuora con un "tranquilli, questo
era il tiro più duro", e riprendiamo coraggio. Ahimè.
Sapevo già
di dover ripartire io, il grado di oggi è piuttosto arduo per lei che comunque
(citazione) "dai proviamoci, mi tolgo questo dente e mi spingo un po' al
limite o oltre". La mia mente ha fatto come per il parto, ha rimosso molti
ricordi, perciò di questo tiro ho ben presente solo la lunga traversata verso
destra che mi impegna perchè la salgo troppo alto.
I gradi si
dimostrano troppo alti, le azzerate all'ordine del giorno, e Stefania mi lascia
continuare da primo senza la minima smorfia. La cordata che ci segue che ci supera, e
conoscendo a memoria la via ci aiuta e non poco a superare i passaggi da
cercare un po', tipo qua che non bisogna seguire fedelmente la protezione, e
anche alla fine stare più a destra. Un sasso colpisce il mio dito medio
sinistro, unghia mezza nera; il mignolo della stessa è ferito da ieri, da
quando facendo il bimbominchia a scendere dalla vigna, sono scivolato sul
fango.
E se la ride
già la cordata che a breve ci lascerà soli. I nostri toni scherzosi, che la
donzella fa in realtà col retrogusto di minacciosi, devono rendere gioviale
l'arrampicata a chi ci sta intorno. E anche loro ci mettono del loro "dai
tranquilla che dopo si fa più facile "lo hai già detto alle due soste
precedenti": amico, questa non la freghi, non è scema! Avanti tutta verso
quello strapiombone da "superare" scorrendo a destra e uscendo più
tardi. Ziobo che caldo, devo asciugarmi il sudore anche in via..
Il prossimo
tiro sembra (sembra ma non lo è) facile, su una relazione chiama del IV+ (ma su un'altra del V),
quelli davanti a noi li vedo scorrere tanto facilmente che le propongo di
andare lei. Messo un rinvio, "no no, qui vai tu", torna giù e mi
lascia a me. In effetti, mi suona più V che IV. Diciamo che forse questa via è
un po' una Grillata coi gradi. Sosta all'ombra e davanti a me si erge un
disordinato muro strapiombante che inizia a farmi tornare la memoria dei patimenti di quel lontano 2012..
Infatti la
ripartenza è dura, e Dio benedica quella protezione su cui azzerare. Ormai la
voglia di farla pulita è del tutto passata: abbiamo voglia di uscirne presto e
andare al fresco. Il resto del tiro scorre meglio, scivolando sul sudore e
sulla fatica. Le cordate sotto di noi restano distanti, segno che anche per
loro non deve essere una passeggiata.
Al mio lato,
un diedro storto, la prima protezione lassu..boh, si vede che sarà facile.
Facile na sega! Inizio a capire che la giornata sta prendendo la piega della
sopravvivenza.. Anche perchè pensare di calarsi ora la vedo duro. Sotto lo
strapiombone, protetto da un anellone (sotto due friends li ho messi) mi chiedo
come diavolo si passa. Ci provo, riprovo, ma qui piedi zero, o ti tiri su in
trazione pura lanciando poi i piedi su quel terrazzo o addio. Ah niente, io
staffo e amen.
Il più sarà
fatto. E invece no. Ghisato come non mai, c'è ora il bellissimo diedro
argenteo. E sticazzi anche, madonna se è duro, o dure le mie braccia. Quando si
dice salire con le unghie e con i denti, ecco è questo. E anche con la schiena,
il culo, vorrei vedermi da fuori per ridere di tutte le strane posture e
posizioni che assumo per ravanare nel salire.
"Ste
puoi partire", e sono al cospetto della placcona dello scudo. La sento che
arracna, e ci credo, a momenti muoio io che ho mezzo metro di apertura alare in
più a cercare prese e rinvii lontani.. Mi raggiunge affaticata con una risata
che forse è meglio non assecondare.. mi ricorda il Joker.. "il nostro
materiale ce lo recupera quello dietro" (quello dietro che al
"grazie" di Stefania, risponderà con un "ma grazie a te!"
segno che forse il nostro rinvio lasciato..lo ha aiutato).
Di certo il
tiro più estetico e difficile psicologicamente, ma non certo il più duro
tecnicamente. Questa placca va presa bene, ma io al primo dubbio mi aiuto che
Dio mi aiuta. Poi l'errore. Gravissimo. Di quelli che si dovrebbero imparare, e
invece. "Ste, ma pensa che foto mi potevi fare adesso" e lei, con
quel suo tono romanesco che tira fuori solo per le occasioni importanti
"ma vattene affanculo e sali!"
Intanto
Angelo ci raggiunge in sosta. Mi saluta con un "Ciao Bello" e io non
faccio in tempo a replicare, ci pensa la mia personal trainer con un "le cose belle sono diverse, mica lui". Signori e signore, il
circo in via! Come dico spesso, ad arrampicare siamo scarsi, non certo da
prendere come esempio. Ma le risate che facciamo fare agli altri..beh, ci vuole
classe!
Esco per
Michele, coi primi metri anche divertenti su questa placconata: poi però il
terreno diventa sporco, smosso, pericoloso se qualcuno fosse sotto. La corda
tira, ma non voglio farla strusciare per non far cadere roba.. Madonna che delicatezza
serve! Salto la sosta pensando ce ne sarà una più su, e invece dopo la
passeggiata su ghiaia, devo issare la corda per raggiungere un alberello. Con
le due dita che fan male tra l'altro.
La
influencer arriva festante con un "ci seguono tutti, vedi che era
difficile Luna Argentea?!": ragazza, vedo, vidi, e sento.. Ma ora riparti
te. E la testa fa miracoli: sicura di se stessa, visto che già l'altra volta l'aveva tirata lei,
sale svelta senza colpo ferire, su difficoltà non troppo minori di prima, e col
primo chiodo parecchio alto. Mi recupera e siamo fuori.
O mira sole
quanto è bello, spira tanto sentimento, e spira tanti accidenti che mi tira
"8 tiri erano pochi eh?" "Mercurio Serpeggiante era più
difficile eh?" "Ma te ti ricordi cosa avevi scritto l'altra volta
quando l'hai salita?". Ok, oggi abbiamo osato: ce la siamo cavata ma con
le unghie e con i denti.
Sosta sudata
meno della precedente. Ricordavo questa sosta. Ma non dalla mia prima salita della Luna Argentea (in
cui ricordo ero a traino di gente più forte di me), ma della via Michele: c'è possibilità di
fuga da qui. E mi sa che la prenderemo. Stefania sale, da seconda sale senza
troppi problemi, mi raggiunge e alla mia proposta (direi più affermazione, ma
lasciatemi la parvenza di poter dire la mia ogni tanto) di uscire da Michele
"sì sì vai la che me la ricordo e si fa!"
Svaccati su
una pietra, mentre facciamo su le nostre cose, notiamo le altre cordate che
escono tropo troppo a sinistra, su terreno brutto.. Occhio! Salutiamo chi ha
goduto dei nostri sketch, completamente spontanei, genuini, forse i nuovi
Sandra e Raimondo. Il circo in via, e dite poco!
Qui altre
foto.
Qui relazione.
Qui guida.
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