Accidenti ai
debiti. Oggi mi tocca sopportare le voglie del mio amico Giorgio e acconsentire
a tornare al Dain. Oggi è il 30, come quel brutto 30 settembre: già sono in soggezione qui,
figuriamoci nello stesso giorno di quella caduta. Ma pace, le cose si superano,
vanno superate.
Qui altre foto.
Partiamo
presto per avere del tempo davanti, parcheggiamo e notiamo di esser soli, va
beh. Ci si incammina allegri (ma io un po' teso lo sono), si passa frutteto,
vigneto, la traccia a destra nel bosco e via su. Solo che sembra che ci
allontaniamo dalla parete. Dopo poche decine di faticosi minuti, un'occhiata
alla relazione: appena entrati nel bosco, dopo 20m c'era da prendere la traccia
a destra. Torniamo giù.
La
prendiamo, ma dopo 50m cartelli di "proprietà privata" "trappole
di caccia" "area videosorvegliata" ci fanno desistere. Torniamo
a salire e sperare di traversare più su. Inizio a esser dubbioso, qui rischiamo
di vagare in questa scoscesa sterpaglia a lungo, arrivare all'attacco tardi,
oppure non arrivarci e non fare in tempo a fare qualcos'altro.
A un certo
punto traversiamo verso destra su una debole traccia che ben presto si perde.
Ma guarda che bel quarzo gigante! No, è un granone di sale, una trappola di
caccia. Ehi guarda, siamo giusto in uno spiazzo e sul raggio d'azione di quel
capanno di caccia laggiù! Andiamo via! Riconosco la sassaia, e infatti ben
presto arriviamo all'attacco della Baldo-Groaz.
Scendi,
traversa, rumina nel fogliame, vaghiamo con la speranza, non di fare
beneficenza alle zecche, ma di trovare presto l'attacco. Ma nulla. Dei bolli
gialli, ma che portano a salire uno zoccolo marcio, e non mi pare nella relazione
parli di roccette marce di II grado. No no, dobbiamo andare ancora più in la.
Si scende scoscesi, non risaliremo mai più di qua, traversa, troviamo corde
abbandonate e penzolanti dalla parete, uh la la. Nulla.
Niente,
amen, torniamo indietro e scendiamo e speriamo avere il tempo di fare
qualcos'altro. SI apre il bosco, cazzo, siamo troppo a nord! Ma ormai pace, se
non abbiamo trovato prima, non lo troveremo manco se proviamo a tornare in su
(se ci riusciamo). Si scende alla bruta, non si sa bene per dove: si scorre
sotto al capanno, si salutano i contadini sperando non ci diano cazziate
"cosa fate li?!" e si corre verso la macchina.
"Andiamo
a fare il Gran Diedro a Santa Massenza? Io lo rifaccio volentieri"
"Io lo avevo in programma prima o poi, quindi ok!". La prima volta
che misi piede e scarpetta a Santa Massenza fu proprio per un ripiego con Nicola, quando andammo a fare
la via dei Due Spigoli.
Speriamo oggi soffrire meno, perchè quelle cazzo di placche ancora me le
ricordo!
Svirgoliamo
verso la piazzola d'attacco superando delle cordate che stanno salendo inspiegabilmente
un masso: devono essersi confusi con l'avancorpo dello Spigolo Nascosto. Attacca Giorgio, e il primo
tiro è già croccante. Non voglio sapere i gradi, un po' come sabato non voglio sapere km e
D+. Saliamo e bona.
E anche il
secondo non è male, cacchiarola. Parto io quasi sereno, poi però sto cavolo di
passaggio non è facile, scomodo. Protezioni alpinistiche, quella roccia che
pare crepata. Uff, sospiro e andare, e va. Dai che tanto Gio diceva che i più
duri sono i primi 4 tiri, poi diventa molto meglio ("molto" non è un
numero, e frega).
Terzo tiro,
sicuramente il chiave. Duro, tecnico, continuo, da integrare, e con alcuni
chiodi che non mi fiderei nemmeno ad appenderci lo zaino (va bene che i miei
zaini pesano sempre tanto, però..). Tocca a Giorgio, e io già penso a come
diavolo farò a salire di li: io forse in strapiombo me la cavo meglio di lui,
ma su placca e diedri no. Io gorilla, lui libellula (oddio cos'ho scritto!).
Ci impiega
del tempo il ragazzo, ma va bene, ci sta. Pensa io quanto ce ne metterò.
Però..tutto liscio. Piedini messi bene, opposizione, tecnica di diedro, di
placca, son quasi commosso di cavarmela così bene. Ma non dire gatto finchè non
ce l'hai nel sacco. Sta calmo e non emozionarti come all'Ultra Trail degli Dei..
Parto per il
quarto tiro, con quella pianta secca da qui penzola un cordone vecchio, che
pare l'unica protezione in loco. Ed è così! Peccato che la pianta sia secca in
quanto non più unita al terreno: quando, a fatica, ci arrivo sotto la trovo in
bilico. Non posso disgaggiarla se no finisce in testa a Gio, e Chiara non
sarebbe contenta. La supero leggero, spero solo la corda non la faccia cadere,
se cade sulle corde, tira giù pure me.
Sosta che
sembra scomoda, mi ricorda la S3 di Chiodi Rossi: invece spettacolo, mi metto a sedere e recupero il mio amico,
che appena tocca la pianta gli resta in mano e scansa giù all'urlo
"pianta!". Che però si ferma a lato della S3. Occhio a chi ci va, e
tener presente che ora su L4..non c'è nulla di protezione in loco.
Beh dai, 4
tiri fatti, ora tutto in discesa! E quel "molto" diventa un
"appena più". Il tiro parte bene, poi torna a sfruttare il diedro, la
fessura, la placca: arrampicata di certo elegante e piacevole, ma quei piedi
sulle caccoline, o in aderenza con mezza dulfer, danno emozioni.
Madonna che
freddo patito alle soste di precedenti: vedere il sole sul prossimo tiro mi riempie di
gioia! In più sembra essere un comodo traverso di 15m, e dopo un tiro da 30m,
"Giorgio io li unisco dai". Questa parte è in comune ai Due Spigoli, e ricordavo
esserci un bel tratto in spigolo verso, aereo ma non difficile. Esposto, come piace
a me.
Dai mo Gio,
vai per l'ultimo tiro, che parte pure bene con un mezzo strapiombo che pare comunque
si possa salire bene sfruttando la forma a diedro. Belle foto estetiche prima
che il mio amico scompaia alla mia vista. Spettacolo, da soli in via, senza
patemi.
Arrivo alla
sosta e..ma, c'è un altro tiro?! Come mai me ne ricordavo 8? "Meno male ne
ho concatenati due cane, se no tu te ne facevi uno più di me!" Stica, che
placconata con di nuovo il diedrone fessurato a fianco: ma le difficoltà sono
ben più blande che il terzo tiro, e scorro tranquillamente verso l'uscita della
via.
Arriva anche
Gio, ho una fame e una sete che svuoto di variati chili il mio zaino.
Stracontento, non ho azzerato nulla oggi! Evento raro per la mia non bravura
(che suona meglio che dire "per la mia inabilità"). Cerchiamo di
ottimizzare i tempi sistemando il materiale mentre beviamo e mangiamo, una
dedica sul libro di via
dove troviamo pure quella di Natalia e Andrea di ieri, e poi giù!
Giù, in
realtà su: prima si sale un po', poi si traversa, si vaga di nuovo, ma una
bella traccia rende sicuri del percorso, e entrambi conosciamo già la strada..
Il maledetto si mette pure a corricchiare in discesa e..chi sono io per non
assecondarlo: voglia di trail! Ecco come fanno i sassbaloss a dare dei tempi di
discesa tanto brevi..
Qui report.
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