A mente
fredda, a gambe rinate, ma a vescica ancora lì, analizzo questa esperienza: il
mio primo ultratrail. Affrontato all'ignoranza, senza una preparazione adeguata,
come molte cose che faccio nella vita con la filosofia de "finchè la barca
va".. Un infortunio a fine settembre con un mese di stop e poi la ripresa;
a marzo solo due corse in pianura da 27km; qualche uscita di trekking a fare
del dislivello. Ma nessun trail simile negli ultimi 6-8 mesi.
Ok, l'anno
scorso avevo fatto la Via degli Dei (al contrario, da Firenze a Bologna, perchè a me le cose dritte non
piacciono) da solo, in autonomia (quindi zaino grande, cibo e bere sempre con
me ma sfruttando quei pochi paesi si incontrano), dormendo niente prima (e
quindi quasi tirando dritto 47 ore dall'ultimo sonno importante), in 29,5h. Al
trail il tempo limite è fissato in 32h, dovrei farcela se faccio uguale..
Ma non dire
gatto finchè non ce l'hai nel sacco. Mi spaventa una sola cosa: tirarci troppo
e bruciarmi presto. Beh anche un'altra: farmi male. Queste sono le due cose che
possono fermarmi davvero. Il fisico di certo non è allenato, ma la testa ha
dimostrato più volte di poter sopperire a ciò.
Una giornata
di lavoro, l'auto già carica, esco dall'azienda e il mantra musicale inizia.
L'emozione è palpabile, me la palpo da solo. Sì perchè queste che definisco
"minchiate" (come lo 00 dal Passo del Cerreto al Corno alle Scale, la traversata del Baldo con rientroautonomo, ..) le faccio da solo: un po' per non perdere amicizie, un po' per
viverle davvero da solo. Treno, arrivo a Bologna, sbrigo le pratiche nella
palestra, rifaccio lo zaino, preparo la borsa (la busta) che mi porteranno a
metà percorso, consegno lei e la borsa per Fiesole all'organizzazione, e me ne
vado da quella buon anima della Francesca che abita qui vicino: grazie alla sua
ospitalità riesco almeno a dormire un'oretta prima della partenza, dopo essermi
mangiato una bella pizza però.
Torno nella
palestra. Gente che dorme, che parla con amici, che ascolta musica, ognuno la
vive a modo suo. C'è una rassegna intera, uomini e donne, giovani e vecchi
(Cristoph, mitico, categoria 70-75anni: ingobbito, basso, basettoni bianchi. Ci
arriverà in fondo, in 31h55min completerà i suoi 125km), zaini giganti e zaini
minimali. Che ci faccio qui? Mi sento come uno scolaretto appena uscito dalle
medie che si infila in una lezione all'università.
Discorso
degli organizzatori, e poi via in piazza XX agosto per la partenza. Calmo, sta
calmo. Partire davanti è inutile, rubo posto ai bravi e vengo di certo
schiacciato dagli stessi dopo pochi metri. In mezzo vengo schiacciato uguale.
Infatti parto sempre nelle retrovie. Non fa freddo, per fortuna. Per fortuna
finchè son fermo, ma quando ci sarà da correre sarà una sudata assicurata, e
poi tanti km coi vestiti bagnati.
00:05: si
parte. Vacca boia che emozione. Ora devo smettere di farmi domande sulla
riuscita del trail, pensare meno alla pianificazione delle strategie
e..divertirmi. Ho già salutato Paolo, e pure Andrea, uniche due persone che
conosco e sono qui. Loro però vantano un'esperienza nei trail notevolmente
maggiore della mia.
Si parte
correndo, questi primi 20km quasi solo in piano sono una trappola stanca gambe.
Si svirgola per la città, con la gente che guarda incredula questa mandria che
non si capisce cosa, dove, perchè. Ma alcuni salutano e incitano, e tanti
volontari aiutano a salvaguardare la nostra incolumità col traffico cittadino. Sulla
salita a Sa Luca mi impongo di non correre, devo tenermi. Mi spoglio, e col mio
passo di camminata veloce salgo agile. Discesa e poi nel fangoso letto del
fiume. Madonna che fango! Una scivolata non riesco proprio a evitarla.
Io credo che
il buio per certi versi aiuta in queste situazioni: non hai la percezione del
tempo che passa, sempre buio è. Sarò veloce? Sarò lento? Lo scopro quando farà
alba. Però è psicologicamente negativo non vedere nulla, non capire, non
godersela. Finalmente arriva la salitella che porta al primo ristoro, guardo
l'orologio sbigottito: credevo metterci molto di più. Sta calmo..
Si riparte,
ancora in piena notte. Peccato salire il Monte Adone senza poter vedere nulla
ma solo sentendo il rumore dell'autostrada.. Noto che il ragazzo davanti a me
ha le mie stesse scarpe: qualche battuta la si scambia coi "colleghi"
durante queste gare, e con questo cuneese saranno tante le occasioni per farlo.
Fino a circa l'80imo km, quando lui se ne andrà avanti e lo rivedrò la domenica
mattina a prendere la navetta per la stazione.
Questo
ragazzo lo salvo anche da un errore di percorso: passando dentro una cava non
nota le bandierine e sbaglia. In una discesa imito il pane che fa la scarpetta
in un piatto pieno di sugo: scivolo in discesa e mi spalmo sul fango.. Per
fortuna non mi faccio male! Mi sento bene, anche se non mi ritrovo nel
percorso, lo hanno variato abbastanza rispetto alla Via degli Dei. Entro a
Monzuno che albeggia, il secondo ristoro.
Mi cambio,
che tra fango e sudore mettere qualcosa di asciutto e pulito fa piacere. Beh,
per questo ristoro il tempo limite erano le 11e30 e sono le 6e30.. Stai calmo.
Mangia, bevi, cambiati, ma stai calmo che non sei appena a un terzo! E invece
no.
Riparto
sentendo la vittoria in tasca. Sto già piangendo dalla commozione. Uno dei più
gravi errori che si possa fare a un ultratrail: una gara lunga, varia, meteo
che può cambiare, condizioni climatiche variegate, e sopratutto un fisico che
non ha mai fatto nulla di simile (in gara). Fino a che non varchi la linea
d'arrivo, NON è fatta.
Salgo
felice, scendo allegro. Posti che mi ricordavo monotoni quando la feci l'anno
scorso lo sono molto meno oggi: è un approccio diverso, l'altra volta la
prendevo un po' come andava, oggi sapendo come ero andata non posso che pensare
di fare meglio. Sono in competizione con me stesso.. Mi sono imposto già da un
po' di non correre più tranne che in discesa, anche in piano cammino! Devo
preservarmi.. margine ne ho, devo amministrare.
Il ristoro
successivo arriva presto, e sono sempre più euforico e fiducioso,
sbagliatissimo. Inizio pure a fare i conti! "Dai se finora ci ho messo
questo tempo, magari alle 18 sono a Fiesole..cavolo ma magari rientro a casa
già stasera! No dai, ci arriverò per le 20, una doccia, cena e poi a letto e
domani riparto subito". Che pivello che sono..
Mi sono
riempito la borraccia che porto sullo spallaccio dello zaino di coca cola:
stupido, mi tocca sfiatarla spesso perchè non mi esploda dall'orecchio. E altro
errore, quanto cibo mi sono preso dietro.. 25 barrette nello zaino, altre 20
nella borsa a Monte di Fo': ne mangerò 5, i ristori sono ben forniti..
Tappa lunga
ed estenuante per arrivare a Monte di Fo. La testa inizia a innervosirsi,
sopratutto quando l'omino nei pressi del cimitero germanico mi dice che manca
1,5km e c'è il ristoro. A me pare passare un'eternità. In più, ci arrivo coi
quadricipiti che iniziano a esser duri.. Ristoro solo salato, mi tocca mangiare
un piatto di riso col timore mi resti sullo stomaco. Per fortuna no, ma me la
prendo comoda a questo posto tappa, cerco di riposare e ricaricare le forze:
vorrei sciogliere i quadricipiti..
Riparto, con
un allegra combricola che corricchia troppo per i miei gusti, per la mia
strategia, per le mie gambe. E infatti resto indietro, anche se in salita li
recupero sempre. Mentalmente cerco di ricordarmi che posti avevo attraversato
con la Via degli Dei, e alcuni mi mancano all'appello ancora, facendomi temere
manchi un'eternità all'arrivo. Ma i km parlano chiaro, dai che ce la faccio.
Ma gli
errori vengono al pettine. Aver cantato vittoria troppo presto. Non essermi
allenato a dovere per queste distanze. Aspettare troppo tempo a mettere il
compeed: si sta formando una vescica esagerata sotto il piede sinistro. Mi si
rompe pure il camelback proprio nel momento in cui vorrei usarlo, la borraccia
è vuota. Fuck! Per fortuna qualche km dopo trovo un posto acqua, ma la testa
vacilla..
Il fisico
soffre. Gambe dure e quel piede.. Lo ricordo questo pezzo, che in questo verso
si trasforma in un discesone piano di 7km di asfalto: ma le discese con questa
vescichina sono deleterie. Variante, verso destra per una strada privata per
poi passare in mezzo a dei campi. Meglio che metto il compeed ora. Ma è tardi.
La bollicina c'è già..
Mi raggiunge
Andrea mentre sto terminando il pit stop. Quasi insieme arriviamo al ristoro di
San Pietro a Sieve: lui è provato, io pure. Ma cazzo, mancano 31km, anche a
gattoni ci arrivo a Fiesole! Si riparte, poco decisi. In salita prendo un po'
di distacco, la discesa verso Tagliaferro però mi fa ripiombare coi piedi per
terra. Ma cosa dico, coi piedi per terra ero già precipitato, ora vengo
sotterrato dalla mia inadeguatezza fisica. Una sofferenza scendere, non posso
correre per le gambe dure, soffro a camminare per la vescica.
Al posto
acqua, sulla statale, sotto la cabina del bus, mi raggiunge Andrea, e scopro
aver fatto una cazzata a mettere il compeed sopra la vescica così: non
respirando, si gonfia sempre più, andava almeno fatta scoppiare un pelino. Per
fortuna ora si sale ancora un po', e posso dire la mia. Chiacchieriamo fino al
prossimo e ultimo ristoro, Monte Senario.
Mancano solo
15km, ma con un'infinità di discesa dolorosa. Tolgo il compeed, oh mio Dio
quanto si è ingrossata. La scoppio e ne metto un altro, sperando di riuscire a
finire la gara così. Finire? Sono le 20, ho 12h davanti prima che scada il
tempo limite! Io ci gattono fino a Fiesole!
Tramonta il
sole. Rimango solo. Con queste pendenze nessuno è lento come me. Mi scoppia
addosso la mia inadeguatezza fisica, ma scavo nella mia forza mentale per
venirne a capo. Madonna che forza. Bando alle modestie, per finire, per
stringer ei denti così, continuare, c'è da avere della testa. Non voglio
guardare l'orologio: se lo guardo mi deprimo per l'enormità del tempo che ci
sto mettendo. Non voglio fermarmi: le mie gambe urlerebbero alla ripartenza
(anche una pausa di tre respiri è ardua).
Mi sembra
che passi un'eternità. Fiesole che non arriva. Gente che mi supera. Pochi che
mi chiedono se sto bene, a vedermi in discesa lento come una lumaca a fare
passi corti. Un cinghiale mi grugnisce da dietro un cespuglio, ci manca solo
questa. Dove cazzo è sto paese! Merda, arriverò alle 2, alle 3.. Amen, voglio
arrivare.
Ecco delle
case. Delle persone. Dai ziocanta. Ecco il tappeto del traguardo, che riceve il
segnale del chip e mi fa ufficialmente arrivare. Ma no, non è finita, scendi
questi gradini (che male!) e poi l'ingresso al teatro antico: 20 gradoni da
scendere, tiro degli accidenti agli organizzatori, scenderli con queste gambe e
vescica credo di morire. Mi mettono una medaglia al collo. Ce l'ho fatta, e
sono solo le 23 (3h da Monte Senario, credevo ne fossero passate 7!).
23h04min per
coprire i 125km e 5100m D+. La sofferenza e il non spiccato deambulare mi
avevano asciugate le lacrime di gioia su quel momento. Una scende ora.
Via al
ristoro, dammi della birra. Mangio e torno arzillo, la mente può rilassarsi e
sciogliersi, le gambe magari. Navetta per la palestra, e via in doccia, con
calma. Posso dirlo? Mi spiace sia finita. è una sensazione strana, ma ora che
sono arrivato..che faccio?
Dopo la
doccia mi reco zoppicando a cena, altri gradini. Poi a letto, un materassino
portato da casa messo per terra, nel campo da basket della palestra adibito a
dormitorio. Persone come me sdraiate a recuperare le forze: una piccola grande
famiglia di persone simili. Il sito di trenitalia non va, e cosi solo domattina
alle 7 scoprirò che ormai non potendo più prendere il treno delle 7e30, devo
aspettare quello delle 10e30.
Posso
dormire, addormentarmi a fatica (l'adrenalina!) sperando di riprendermi il
prima possibile, perchè l'ho davvero pagata cara la mia inadeguatezza fisica,
tra cosce di marmo e vescica. Errori che si pagano, ma la testa c'è, la testa
ha la liquidità che serve a sopperire ai portafogli vuoti del fisico.
Ce l'ho
fatta cazzo!
PS: un grande
grazie a tutti i volontari lungo il percorso, ai punti acqua, ai ristori.
parole di conforto e di incitamento che sono acqua nel deserto. Gentilezza
smisurata nel servirti mangiare e bere e nel portartelo dove sei seduto
"no non ti alzare, te lo porto io!". Ragazzi, GRAZIE.
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